Una domenica al centro commerciale

Oggi, rimasto solo – senza moglie e senza figli – ho deciso di andare a far visita a un mega centro commerciale, aperto da poco, per andare in una bella e fornita libreria. Mi piace andare per librerie, sfogliare i libri e annusarli per carpirne il contenuto.

C’ero stato già qualche tempo fa ma, rispetto alle zone di Roma che abitualmente frequento, questo centro commerciale per me sta decisamente fuori mano, a circa 40 km da casa. 

Sta così fuori mano che, sbagliando l’uscita del Raccordo (per i non romani l’anello di 72 km che circonda la capitale) mi perdo – perché non ricordavo né il nome della consolare da percorrere né il nome esatto del centro – e vado a finire in altra zona commerciale o, meglio, nel suo parcheggio.

In quel parcheggio, però, ho vissuto una vera tragicomica vicenda. Per fortuna che non sono stato il solo.

S’immagini un parcheggio sotterraneo enorme, largo, bello, con tanti spazi liberi. Tutto contento, mi porto con la macchina in prossimità di una scritta “Ingresso”. Tra me, mi dico: “E vai. La lascio qua. Così sto vicino all’entrata”. 

Mi sbagliavo. Porta chiusa. Mi guardo intorno e vedo altre scritte “Ingresso” a anche tanti altri che come me provavano a entrare passando attraverso porte chiuse o pareti di prefabbricato. Sì, perché le tante indicazioni “Ingresso” portavano tutte a porte chiuse oppure a spazi limitati dalle bande di segnalazione bianche e rosse dietro le quali masse di operai stavano ultimando i lavori.

Tanti zombies alla ricerca disperata, allegra e, in alcuni casi, preoccupata, di un ingresso al centro commerciale. Una scena spettacolare, resa tragicomica dal micidiale caldo e dalla tranquillità di una domenica mattina di luglio.

A un certo punto, tra gli zombies astanti si creato il CSACC, cioè il “comitato spontaneo per l’accesso al centro commerciale e, come ogni comitato che si rispetti, ne è stato – intuitus personae – nominato il rappresentate in un calvo signore di mezza età dall’occhietto vispo. 

Il rappresentante del CSACC ha prontamente risposto alla nomina dandosi da fare per ricercare ‘sta benedetta porta di accesso al centro commerciale. L’ho seguito, ho visto in fondo, a un centinaio di metri, delle scale mobili in funzione. Le ho prese. Sono sbucato nel reparto cessi di Leroy Merlin. Non mi serviva nulla là. Ho tirato dritto e sono finito dentro Ikea. Anche là non mi serviva nulla. Incuriosito e fervido di attesa per l’ingresso al centro commerciale, chiedo a un addetto di Ikea: “Scusi, come si accede al centro commerciale?” 
“Il centro commerciale non è ancora aperto. Dovrebbe aprire nei prossimi giorni”.

Triste e sconsolato me ne torno, Tom Tom alla mano, alla macchina intorno alla quale vedo due operai, presumibilmente polacchi, dall’aria spaesata. Stavano lì dal giorno del primo rilievo geologico fatto prima dell’edificazione e non trovavano più l’uscita.

Poveracci, mi sono detto.

PS:
questo post è stato spedito dal mio telefonino perché sto ancora cercando l’uscita. Vorrei evitare di fare la fine dei due operai polacchi anche perché c’ho famiglia. Chi potesse è pregato di venire a recuperarmi o informare le autorità competenti.
Grazie.

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Luglio 2007
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