Sarà che ho una storia personale che inizia ancor prima della mia nascita, e che, quindi, ha indirizzato il corso dei miei rapporti con le donne, ma ho sempre avuto, o meglio, ho sempre cercato di avere rapporti di amicizia con le donne. Perché? Beh, fondamentalmente, trovo più stimolante una chiacchiera con una donna piuttosto che con un uomo che, senza far generalizzazioni, in genere, tende ad esser più superficiale e meno avvezzo a scavare nelle oscurità dell’animo (cosa nella quale io sguazzo come una papera nello stagno).
Ciò premesso, anche in questa mia esperienza di nuova vita che conduco da oltre un anno, ho avuto approcci col mondo femminile, sempre tesi ad un rapporto se non di amicizia – che va alimentata e consolidata nel tempo – almeno di frequentazione tranquilla, senza ansie né secondi fini, dal momento che sotto l’aspetto sentimentale sto bene come sto e non ho bisogno né voglia di altro; eppure, dopo qualche incontro, un caffè, una chiacchiera passeggiando per strada, quindi nulla di impegnativo, mi rendo conto che l’amicizia uomo donna – e parliamo di fascia di età tra i quaranta ed i cinquanta – diventa di fatto una specie di chimera, nel senso che, si capisce, almeno dall’altra parte ci sarebbe il desiderio di qualcosa di diverso o in più. Che fare in casi come questi, è presto detto: fregarsene e andare avanti, sfogliare una nuova pagina, senza alimentare illusioni né false aspettative.

Domanda che mi è stata rivolta più di una volta: “Cosa vuoi da me?”.
Risposta mia: “Nulla se non una saltuaria compagnia”.
Il gelo.
Non su di me.