Non sono un brano

La mia passione per la musica affonda le radici fin da tempi lontani; ero un ragazzino, ed erano i tempi della prima rivoluzionaria diffusione del walkman, oggetto che era più di uno status symbol, ed io, già fornito di giradischi – era un Geloso che avevamo in casa – ero attratto non tanto dal walkman, quanto dalla “piastra”, ovvero della riproduttore di cassette.

C’era una funzione, FF, Fast Forward, che mi mandava al manicomio, perché mi affascinava il fatto di saltare un brano che non mi piacesse, per arrivare al mio preferito; bene, in quest’ottica, noto come oggi nei rapporti interpersonali, abbiamo tutti, io per primo, il Fast Forward incorporato, perché, alla prima difficoltà – il brano che non mi piace – si salta subito al successivo – qualcosa che risponde meglio al mio desiderio; non discuto sulla ricerca dell’individuale stato di benessere – ci mancherebbe altro – ma, a fronte di questo anelito, ogni tanto, sarebbe il caso di rendersi conto che una persona non è un brano “saltato”, ma qualcosa di diverso.

Ecco perché non mi sento un brano, né voglio sentirmici.

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